giovedì 10 novembre 2011

I FRUTTI DELLA MALAPOLITICA LOMBARDA

Gallarate, 7 febbraio 2009

Si può ormai affermare che Milano, secondo un proverbio che è proprio nato qui, abbia fatto il fatidico “passo più lungo della gamba”, perché tutti i sogni di gloria stanno ingloriosamente franando.

L’EXPO, trionfalmente ottenuto, è già una palla al piede: tifavamo Smirne e c’era chi ci guardava incredulo, ma il vero trionfo sarebbe stato perdere la gara. La sanità lombarda, su cui si è speso senza risparmio l’aggettivo “eccellenza”, perde i colpi, anzi i cateteri, e stiamo parlando di una tragedia.

I titolari dell’Ambiente ricoprono il ruolo dell’assenza. Il Ministro: non pervenuto. L’Assessore regionale: da illustre sconosciuto è ora in prima pagina per un paio di villette. Ci sono forse problemi ambientali? L’ASL dice che, a Milano, “non meno di 300/400 eventi di morte sono attribuibili ogni anno all’inquinamento atmosferico” ma Formigoni chiede all’U.E. di alzare le soglie (400 morti sono pochi?), però Eluana deve vivere.

E, per favore, non diamo la colpa al caso o alla malasorte. E', piuttosto, mala-politica, come vediamo a Mal-pensa, un guaio ormai decennale che ha dato il più recente colpo di coda a firma del Presidente della Nuova Alitalia Roberto Colaninno. “Malpensa? Non vado mai: da Verona volo a Francoforte”, ha detto il Presidente di CAI, ed i nordisti sono insorti scandalizzati.

Noi commentiamo che Colaninno rappresenta il mercato ed ha semplicemente dimostrato che il sistema “malpensocentrico” è contro il mercato. Se non ci fossero i voli low cost che attirano gli utenti da distanze siderali con tariffe stracciate il traffico a Malpensa sarebbe ormai in linea con il P.R.G.A., non più di 300 voli al giorno.

E’ stata costruita la superstrada Malpensa-Boffalora per collegare l’aeroporto alla A4 Milano-Torino ed è vuota, il traffico non c’è. A fronte di un danno ambientale enorme, il beneficio sociale è nullo.

Da Malpensa a Linate, con la legge del contrappasso. Chi oggi difende eroicamente il city airport dagli attacchi di C.A.I.-Alitalia (ancora Colaninno...), fino a ieri non batteva ciglio quando il decreto Bersani riduceva la capacità operativa di Linate da 30 a 10 movimenti/ora bruciando con poche righe la gallina dalle uova d’oro da 16 milioni di passeggeri all’anno, vero gioiello di S.E.A. La “grande” Malpensa ha superato tale traffico solo per pochi anni e solo grazie alla smobilitazione di Linate.

Li abbiamo visti soddisfatti quando fu chiusa la dogana a Linate per ostacolare chi, partendo da questo aeroporto, poteva “fare hub” a Parigi, Londra o altrove. Personaggi con due facce: da un lato chiedono misure protezionistiche, dall’altro il mercato.

Chi oggi difende Linate era favorevole, solo due anni fa, alla mozione del Consiglio regionale che chiedeva tasse aeroportuali più alte a Linate per indurre le Compagnie a trasferire voli a Malpensa.

Il mal-governo ha gonfiato la bolla della abnorme concentrazione di voli e di occupati a Mal-pensa, e la bolla è scoppiata facendo pagare ai più deboli, i lavoratori, gli errori di politici ed amministratori.

Sono i frutti della rapacità ed improvvisazione dei politici di grande visibilità e di bassa qualità. Ma questi non si fermano, ripartono con le stesse strategie.

E’ infatti noto che SEA e Regione Lombardia sono i committenti dello studio per la realizzazione della terza pista di Malpensa. Però la Regione non risponde ai documenti firmati dai Sindaci che chiedono esplicitamente la V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) sugli sviluppi in cantiere, in progetto e previsti. L’ultima richiesta firmata dai 9 Sindaci del C.U.V. è del 23/09/08: nessuna risposta.

Nei giorni scorsi è stato detto che Alitalia chiude il cargo a Malpensa, ma tutti hanno capito “la chiusura di Cargo City”: ecco come si crea l’allarmismo. In realtà lo stop riguarda ca. 4 voli cargo di Alitalia mentre le altre Compagnie rimangono.

Malpensa, definita grande opportunità occupazionale, ha invece creato disoccupati: sono le vittime che pagano, purtroppo, le forzature contro il mercato del “Partito (degli affari) di Malpensa”, forzature che, inevitabilmente, il mercato ha dovuto correggere con i piani industriali di Alitalia, prima, e di Alitalia-CAI, dopo.

Le infrastrutture, ci insegnano gli esperti, scambiano danno ambientale con beneficio sociale, peccato che Malpensa, da dieci anni, produca danno ambientale e maleficio sociale.

La dimostrazione? E’ nelle cronache di tutti i giorni, dove i politici cavalcano ormai il “problema Malpensa” (definitivamente solo problema, nessuno usa più definirlo “opportunità”) da una campagna elettorale all’altra intrecciandolo con falsità e promesse. E, siccome il 7 giugno prossimo le urne saranno ancora aperte, prepariamoci, altri danni sono in arrivo.


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