giovedì 10 novembre 2011

IL CONFRONTO DELLE OPINIONI NEL PAESE CIVILE

Gallarate, 20 luglio 2011

L’opinione che passa oggi viene dalla camera di Commercio e dall’Unione Industriali di Varese. Diamo il benvenuto a tutte le opinioni e, quindi anche alla nostra.

Ma vogliamo prima rispondere.

Ci sembra innanzitutto goffo che, chi è dichiaratamente di parte, si ponga come mediatore. Noi, noi ambientalisti intendo, non ci abbiamo mai neppure pensato.

Ci diranno, gli illustri Signori, ma voi chi siete? Siamo quelli che riempiono il vuoto lasciato dagli Amministratori che dell’Ambiente dovrebbero occuparsi per default e che invece, a volte, cedono alle imposizioni dell’economia che sa fare la voce più grossa.

Ma ci sono anche i dati oggettivi, che sono super partes, che non vuol dire bipartizan, vuol dire che 2 + 2 fa sempre 4. E quindi vuol dire rispettare le regole, anche in materia ambientale

La terza pista? “L’opera è talmente fondamentale che…”

È invece già assodato che la terza pista non serve e vari studi, che non stanno in un breve comunicato, l’hanno dimostrato e sono contrarie persino la Compagnie aeree.

Le previsioni di crescita, per cui servirebbero terza pista ed ampliamenti vari, sono le stesse che si facevano10-15 anni fa: tutte andate a vuoto. E le previsioni di oggi si avvereranno? Secondo noi, in gioco non c’è “lo sviluppo della provincia di Varese e dell’Italia intera”.

Gli economisti seri spiegano da tempo che mai un aeroporto è stato il motore dell’economia, ma qui ormai molti usano questo slogan al contrario.

Abbiamo già chiesto, guardandolo negli occhi, a più di un sostenitore dello sviluppo ad ogni costo di Malpensa: “Il tessuto produttivo della provincia di Varese, all’anno 1998, era già da tempo un motore di primo piano dell’economia nazionale. Come è stato possibile senza il grande aeroporto? E come mai dopo il ’98, con Malpensa 2000, l’economia locale è andata sempre peggio?” Non ci ha mai risposto nessuno. La nostra spiegazione è che si è puntato su Malpensa “motore dell’economia”: un assurdo, anzi, un disastro.

Ricordo un Convegno, c’eravamo anche noi, 25 ottobre 2002, Camera dei Commercio di Milano. Con il titolo “Malpensa ha 4 anni: perché non decolla?” si celebrarono le esequie dell’aeroporto.

Nel frattempo le azioni di Alitalia, prigioniera di Malpensa, erano passate, in 4 anni, da 5.000 a 600 lire.

Ma ancora si vuol continuare su questa strada?

Il prezzo dell’errore lo paga l’economia reale, lo pagano le categorie più deboli quando perdono il posto di lavoro precario per l’11 settembre, per il dehubbing, per le crisi ricorrenti… per le previsioni sbagliate e, siccome a pensar male non si sbaglia mai, forse non sbagliate, ma mirate a supportare i piani utili al business di pochi.

L’importanza di ampliare Malpensa sta nel business Real Estate costituito dal nuovo polo logistico che costerà la perdita di 300 ettari di bosco, il taglio, in un solo colpo, di 2 milioni di alberi sostituiti da 200.000 di mq di cemento.

Benvenute quindi le opinioni ma, nel Paese civile, qualsiasi programma o progetto passa per il rispetto delle regole.

Malpensa offre un ampio quadro di regole non rispettate e questo vale per il passato e vale per il presente e noi lavoriamo perchè non valga più per il futuro.

Noi abbiamo presentato, secondo il diritto messo a disposizione dal Legislatore, le Osservazioni al Piano di Sviluppo presentato da SEA e, dal quadro che ne risulta, questo Piano non dovrebbe avere scampo.

Sempre che, nel Paese reale, non ci sia chi, supportato dal faccendiere di turno, da qualche uomo che sussurra ai potenti, riesca a orientare l’ago della bussola lontano dal corretto punto cardinale.

Gallarate, 20 luglio 2011

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