giovedì 24 gennaio 2008

Affari, sogni e ipocrisie: così va avanti la Provincia di Varese

di "Raffaella Filippini dell'Associazione "Amici della Natura ad Arsago" in merito alla situazione di Malpensa.

Avete sognato una grande Malpensa che potesse esaudire i vostri desideri di arricchimento? Se la risposta è ancora sì, dovete essere in grado di spiegare perché siete ancora aggrappati a questo miraggio, ma dovete saperlo spiegare senza finzioni, onestamente.
Quanta ipocrisia si è vista per i posti di lavoro di Malpensa! Ormai da decenni i nostri imprenditori chiudono le aziende qui per riaprirle in altri paesi, ma le istituzioni lasciano fare. Credete davvero che gli uffici aperti dalle nostre Camere di Commercio a Shangai servano a dar lavoro ai nostri operai?
Dunque, liberismo sfrenato per i nostri imprenditori, mentre si pretende protezionismo folle per Alitalia, con dissennato sperpero di soldi pubblici.
Qualcuno già lo sostiene: la Provincia di Varese ha ormai molte analogie con la Provincia di Napoli. E non mancano i motivi per fare la figuraccia degli incivili. Malpensa è l’unico aeroporto in Europa inserito in un Parco naturale. Non ha rispettato le leggi di Valutazione ambientale e grazie ai buoni uffici della lobby lombarda a Bruxelles, si è salvato solo in extremis dalla procedura di infrazione. E’ stato forzato a diventare hub senza averne i requisiti ambientali, oltre che strutturali.
L’impatto sulla salute degli abitanti è argomento tabù ai tavoli di concertazione, sempre e volutamente trascurato.
Dopo gli anni della grande protesta, tutti sembrano essersi dimenticati che nell’area di Malpensa la gente soffre per l’inquinamento acustico. Con la complicità dell’ASL, che non ha realizzato le necessarie e prescritte azioni di monitoraggio. Non prende la via della pubblicazione neppure l’indagine epidemiologica HYENA, voluta e finanziata dalla Commissione Europea, che ha prodotto risultati assai significativi in termini di verifica dei danni all’ipertensione arteriosa causati dal sorvolo degli aerei, specie durante gli orari notturni
Purtroppo l’unica risposta istituzionale data al problema del rumore è stata la delocalizzazione in tre aree a ridosso del sedime aeroportuale. Forse non stupirà nessuno sapere che, dati delle centraline alla mano, in diverse aree distanti qualche chilometro dalla rete di confine di Malpensa, l’impatto acustico è persino più grave. Ma è innegabile che la delocalizzazione risponde primariamente all’ esigenza di liberare spazi in prossimità dell’aeroporto per finalità espansive della sua attività.
In nome di una presunta e decantata tutela degli interessi economici del territorio varesino, vengono calpestati i più elementari diritti di cittadinanza di una larga fascia di popolazione, che ha constatato amaramente come molti personaggi siano entrati in politica per schiacciare il prossimo e per soffocarlo.
Appunto, l’aria!
In provincia di Varese si sente spesso un luogo comune: Ma che c’è da preoccuparsi? È come quella di Milano!
A parte il fatto che l’area omogenea del Sempione spesso registra un inquinamento peggiore di Milano, Milano sta correndo ai ripari. Qui invece ci si bea del fatto che arriveranno nuove infrastrutture, ma non per risolvere i problemi che nascono qui (vedi pedemontana), bensì per portare ulteriore traffico, esasperando i già gravi problemi di mobilità, al limite del collasso.
La VAS volontaria e partecipata realizzata nell’anno 2006 dal Parco del Ticino, con una quota pro capite per ciascuno dei suoi abitanti, ha effettivamente calcolato i volumi di traffico, illustrato la loro origine e offerto realistiche previsioni degli scenari futuri. Anche questo studio è stato opportunamente accantonato, così come viene del tutto trascurata l’analisi dei dati ambientali.
Dopo anni di silenzio mediatico, finalmente di recente alcuni giornalisti hanno parlato dell’inquinamento causato dagli aerei, anche con riferimento al protocollo di Kyoto. Qualche campanello d’allarme dovrebbe suonare! Ma nessuno fa l’associazione d’idee con Malpensa e con l’enorme crescita di asfalto e cemento.. Paradossalmente dobbiamo ancora ricordare che solo gli alberi producono per noi ossigeno vitale.
A Varese e provincia in molti davvero dovrebbero compiere uno sforzo per liberarsi dal pensiero unico che Malpensa sia il perno della nostra economia presente e futura. Urge mettere in piedi un nuovo modello di sviluppo economico. E’ incredibile che nel 2008, incombente il picco della produzione petrolifera, con i costi del greggio in continuo aumento, si voglia ancora basare la nostra economia sull’utilizzo del petrolio.
Cerchiamo di creare lavori dignitosi e sicuri, senza pericolo di vita per i lavoratori, anche sviluppando nuove professioni con le energie rinnovabili, la cogenerazione, ecc. Adottiamo regolamenti edilizi che aprano la via alle ristrutturazioni degli abitati secondo criteri di sostenibilità ed efficienza energetica. Chiediamo pure compensazioni economiche al governo, ma per progetti a beneficio dell’intera collettività e non per le bramosie di pochi.

Mercoledi 23 Gennaio 2008

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