lunedì 22 ottobre 2007

IL 20 OTTOBRE 2007 A ROMA PER L’AMBIENTE

L’Italia è il Paese degli allarmi ambientali: frane, inquinamenti, scempi ed abusi di ogni genere, ed è anche il Paese dove, ancora, ci si chiede se “l’Ambiente è un lusso che ci possiamo permettere”.
L’Ambiente, il rispetto dell’Ambiente, continua ad essere considerato un costo, una palla al piede e si tende a farne una risorsa da usare, sfruttare e consumare senza porre limiti e, purtroppo, in modo irreversibile.
L’ultimo Ministro dell’Ambiente che abbia avuto il coraggio di fare onore al proprio mandato è stato Edo Ronchi, sostituito nel 2000 perchè aveva messo in difficoltà l’allora neonato Partito di Malpensa.
I suoi successori, nella migliore delle ipotesi, sono stati ininfluenti. Della gestione del Ministero durante il quinquennio di Berlusconi è meglio non parlare.
Ora, con il Governo Prodi, era lecito attendersi una sterzata ed era lecito pensare che sarebbe avvenuta in particolare sul tema delle grandi infrastrutture pianificate, in buona parte, dal precedente Governo con la “Legge obiettivo”, vero grimaldello per scassinare il Territorio.
Era lecito pensare che sarebbe stata fatta chiara e corretta informazione sul significato vero, sui veri obiettivi, sui costi ed i benefici di progetti come l’alta velocità in via di diffusione, per direttrici principali, su quasi tutto il territorio nazionale.
Era lecito pensare che il Ministro dell’Ambiente, del Partito dei Verdi, evidenziasse gli aspetti negativi del proliferare delle grandi infrastrutture e proponesse strategie alternative, strategie già ampiamente illustrate, guarda caso, in convegni e seminari promossi ed organizzati proprio dal suo Partito, dai Verdi italiani, spesso in collaborazione con i Verdi europei.
Costruire nuove strade, allargare quelle che ci sono, chiama nuovo traffico, non è questa la soluzione: si producono più traffico, più inquinamento, più malattie… sviluppo non sostenibile.
C’è un ritardo culturale dei nostri Amministratori che impedisce loro di elaborare nuovi modelli di traffico e di sviluppo economico e li tiene prigionieri del business degli appalti e della valorizzazione dei terreni, considerati i soli motori dell’economia.
Come si cambia questa mentalità, come si esce da questa spirale economico-politica che, in pratica, prescinde da obiettivi di utilità sociale, cioè prescinde dall’interesse nazionale e considera solo i fatturati ed i profitti proporzionali, ovviamente, al numero e dimensione dei cantieri che, per un determinato progetto, verranno aperti?
Le ferrovie, la cui efficienza associata ad un corretto impiego permetterebbe di tutelare il territorio, rimarranno probabilmente, in Italia, una perenne incompiuta.
Si investe sull’alta velocità mentre la rete normale produce meno della metà del trasporto possibile e non viene nè ristrutturata nè potenziata.
Che dire poi di un caso eclatante come quello dell’aeroporto di Malpensa che reclama l’intervento urgente del Ministero dell’Ambiente? Intervento che sarebbe riparatore oltre che regolatore e permetterebbe di riportare l’operatività di Malpensa nell’alveo della legalità, risolverebbe le diseconomie di scala e porrebbe fine ai danni che Malpensa provoca ad Alitalia, all’occupazione (qui più che altrove precaria e mal retribuita), all’interesse nazionale ed all’ambiente pregiato del Parco del Ticino lombardo e piemontese, dichiarato dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”.
L’Ambiente è una ricchezza di tutti, deve essere tutelato e conservato per noi e per chi verrà dopo di noi: ricordiamolo al Governo!

Nessun commento: